29.07.2025 14:54
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Via il tetto retributivo a 240mila euro nella PA., la Consulta: "Illegittimo"

AGI - È illegittimo il tetto retributivo per i dipendenti pubblici fissato a 240.000 euro annui. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che pur ribadendo che la previsione di un "tetto retributiv...
AGI - È illegittimo il tetto retributivo per i dipendenti pubblici fissato a 240.000 euro annui. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che pur ribadendo che la previsione di un "tetto retributivo" per i pubblici dipendenti non contrasta di per sé con la Costituzione, ha dichiarato l'illegittimità dell’art. 13, comma 1, del decreto legge n. 66 del 2014, come convertito, che lo aveva fissato nel limite di 240.000,00 euro lordi, anziché nel trattamento economico onnicomprensivo spettante al primo presidente della Corte di cassazione.
Il riferimento al trattamento del primo presidente della Cassazione
È in base a tale parametro, come fino al 2014, che il "tetto" dovrà essere definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti.
Origine del tetto fisso e sue conseguenze
Il limite massimo retributivo era stato introdotto con il decreto-legge n. 201 del 2011, come convertito, per tutti coloro che ricevono emolumenti o retribuzioni a carico delle finanze pubbliche, mediante rinvio allo stipendio del primo presidente della Corte di cassazione.
Con il decreto-legge n. 66 del 2014 il "tetto retributivo" è stato invece determinato in misura fissa, con una significativa decurtazione del trattamento economico di alcuni magistrati.
Da misura temporanea a incostituzionale
Per i primi anni in cui la norma ha trovato applicazione, essa è stata ritenuta non costituzionalmente illegittima poiché considerata una misura straordinaria e temporanea, giustificata dalla situazione di eccezionale crisi finanziaria in cui versava il Paese.
Con il trascorrere del tempo, tuttavia, essa ha definitivamente perso quel requisito di temporaneità, posto a tutela dell'indipendenza della magistratura e necessario ai fini della sua compatibilità costituzionale.
Riferimenti europei e principio di uguaglianza
L’odierna pronuncia si pone in linea con i principi costituzionali di altri Stati. Nello stesso senso, del resto, si è espressa la Corte di giustizia dell’Unione europea, con la sentenza del 25 febbraio 2025 (grande sezione, cause C-146/23 e C-374/23), nella quale è stata analogamente censurata la riduzione del trattamento retributivo dei magistrati.
Effetti della pronuncia e decorrenza
La Corte costituzionale ha inoltre ritenuto che l’incostituzionalità della citata norma, in ragione del carattere generale del "tetto retributivo", non possa che operare in riferimento a tutti i pubblici dipendenti.
Trattandosi di una incostituzionalità sopravvenuta, la declaratoria di illegittimità non è retroattiva e produrrà i suoi effetti solo dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

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